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al testo di Redazione LaRecherche.it
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“Parabola” Ho chiuso i miei conti con il paradiso ogni traccia che cancelli il peccato incerto come un bambino smarrito intento a prosciugare il cruento fiume della tragedia o a saettare distruzioni amorose. Ogni segnale confonde i riflessi a rimbalzi di basalto per improvvise attese, candida parabola di un umile tormento. Dispettosa lamella il rimpianto, cattivo testimone dei ricordi. * “Spazi” Cosa importa se le pareti hanno l’unico rumore che rimbomba tra battiti, lo spazio è prigioniero di se stesso in una cella che toglie la memoria. Accanto l’urlo distoglie il pensiero per gli ultimi giorni di luce, rimbalza ombre tra le mura della mia esistenza, leggendo ogni segreto. Tenta beffarmi al di la del riflesso la speranza impaziente, ruggine indelebile, così che le labbra hanno l’ultimo salmo . * “Abbandono” Solo in attesa di arrendermi all’improvviso stupore rincorro i fantasmi dei ricordi per cornici di un abisso insondabile , di un corrodere interminabile sbalzi e detriti. È l’assordante urla dell’angoscia, la piccola chiave di follie che smemora i desideri, a sillabare la distanza del tuo abbandono, adesso che mi manca l’ultimo sentiero tra le scaglie e la polvere dei giorni nel tentativo di spezzare le ombre. * “Solitudine” Desideravi un’altra primavera tra spine delle rose e nubi solitarie nei colori della fine di ottobre o la vertigine che ha confuso il sorriso. Desideravi ancora brividi per sere, tra il giallo delle foglie e le coltri, per rubare moine o veloci sgomenti, granelli del nido silenzioso. Ora sfugge il lamento della solitudine e ti rivedo nuda nell’azzurro del cielo. * “Golfo” Il golfo accenna appena il suo cristallo nel segno dei gabbiani, finché lo sguardo insegue il tramonto nel pallido guizzo della spuma. Scompare l’azzurro anche dei sogni nell’incerta melodia che tra le note come un gioco nuovo riprende desideri. Il vento leggermente ti scompiglia la chioma nell’impazienza che assottiglia il ritmo delle attese. Sei il nitido riflesso di risacca. * “Dubbio” Avverto ancora il tuo abbraccio che mi avvolge nella penombra, ove il tuo mistero parla con figure a me sconosciute. Quando a fine di ottobre un tempo breve ha diviso i risvegli di orizzonte eri ancora un corpo da toccare, che annunciava sculture tra le rime. La stagione sconfina con le piogge e il mito è vertigine scomposta in questa solitudine del dubbio. *
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